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Grazie, mamma!
Mi presento: mi chiamo Erika Servanez. Alcuni di voi mi conoscono come catechista dei vostri figli, alcuni perché faccio parte del consiglio pastorale, altri ancora perché leggo durante la messa ma credo che molti di voi mi conoscano per mia mamma, Vicky Maderazo: una tra le prime filippine ad essersi integrata nella parrocchia.
Quando è venuta a mancare nel settembre 2017 in onore della sua memoria, la chiesa ha istituito un progetto borsa di studio vicky. Un attività che mira ad aiutare famiglie che non hanno i mezzi economici adeguati e necessari per potere fare studiare i propri figli.
Mia mamma credeva molto nell'importanza dello studio e nei giovani. Mi diceva sempre che l' avere studiato o l'avere un titolo di studio equivaleva ad avere un tesoro che niente e nessuno può portarti via.
Quasi un mese fa ho raggiunto un traguardo per me e per la mia famiglia molto importante mi sono laureata in management dell'amministrazione pubblica e della sanità e
oggi sono qui per ringraziare in primis Dio, mia mamma che mi hanno sempre guidata da la sù, mio papà, mia sorella, il mio ragazzo, la sua famiglia, la mia migliore amica, amici , parenti e da ultimi ma non meno importanti Padre Giorgio, la commissione Borsa di Studio vicky e tutta la comunità parrocchiale perché senza ciascuno di voi e i vostri contributi, non avrei potuto realizzare questo sogno.
Questo mio piccolo grande traguardo è tanto mio tanto quanto vostro, vi sarò sempre grata per l'amore, la vicinanza e il supporto che mi avete sempre dimostrato.
Voglio concludere dicendo che come me ci sono tanti altri ragazzi e ragazze che aspirano a finire gli studi, ci sono tante famiglie che sognano questo per i loro figli ma spesso e volentieri non riescono per motivi economici.
La mia speranza, quindi, è che questo progetto possa andare avanti, e per farlo c'è bisogno del vostro aiuto, dell'aiuto di tutti noi. Iniziative come queste sono un investimento ma sono altrettanto convinta che investire sui giovani e sul loro futuro non siano nè una perdita di denaro nè una perdita di tempo.

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Il cammino sinodale della Chiesa
Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare. E dobbiamo essere precisi, quando parliamo di sinodalità, di cammino sinodale, di esperienza sinodale. Non è un parlamento, la sinodalità non è fare il parlamento. La sinodalità non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società... È oltre. La sinodalità non è cercare una maggioranza, un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare. Solo questo non è sinodalità; questo è un bel “parlamento cattolico”, va bene, ma non è sinodalità. Perché manca lo Spirito. Quello che fa che la discussione, il “parlamento”, la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo. Non può esistere sinodalità senza lo Spirito, e non esiste lo Spirito senza la preghiera. Questo è molto importante. (FRANCESCO, Discorso Consiglio ACI, 30.04.2021)

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Mi piacerebbe un domani...
Non so cosa farò da grande; so che da piccola mi piaceva giocare a calcio e che ho tanto desiderato e aspettato il momento buono per farlo. Perché per le bambine giocare è più difficile che per i maschi. Dallo spogliatoio che non c'è alla diffidenza dei compagni nel passare la palla, tutto è più faticoso. Non impossibile, perché tanta è anche l'accoglienza e l'amicizia che poi nasce. Così in quarta elementare ho iniziato a giocare in una squadra mista (quelle solo di bambine erano poche e troppo lontane da casa), poi ho cercato una squadra solo femminile e da ormai 3 anni sono passata al Milan. Giocare continua a piacermi molto e insisto nel metterci impegno ed energie. Mi piacerebbe che un domani questa passione potesse diventare lavoro...vedremo.
Elisa Bonanomi

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Vacanza studio in un Exchange Studente
“Sono stato un Exchange Student per un mese intero, da solo lontano da casa per la prima volta. Questa cosa inizialmente ti spaventa ma non appena arrivi e conosci, prima la tua Host family e poi i tuoi compagni di classe, ogni preoccupazione sparisce e realizzi quanto tu sia fortunato a vivere un’esperienza così bella. La parte più emozionante credo sia conoscere così tante persone! Persone da tutto il mondo, native che ti accolgono facendosi sentire parte di quella famiglia, ragazzi come te ma che arrivano dai più svariati paesi del mondo e che mai avresti pensato di conoscere e anche persone di quello stesso paese ma che sono lì per altre ragioni ma con cui condividi un momento della tua storia. Fare una vacanza studio è più che una semplice vacanza, ti arricchisce sia culturalmente che come persona ed è un’esperienza che auguro a tutti” .
Matteo Bellesia