Verbale PG 29/1/2025

Mercoledì 29 gennaio – Pastorale Giovanile: incontro con Padre Antonio Frison

Presenti: Padre Antonio, Padre Pietro, Padre Mac, Padre andrea, Roberto Bulciaghi, Silvia Piazzardi, Paola Brioschi, Nada Antonelli, Mariarosa Panetta, Paolo Faccini

Introduce Paolo
Partiamo da una considerazione generale: un documento del Novembre 2005, quando era assistente di oratorio Padre Antonio, il Progetto Educativo dell’oratorio sembra di 100 anni fa! L’oratorio di allora era un’altra cosa. Oggi è tutto cambiato, l’oratorio è cambiato, non ha più la sua forza attrattiva, si è come “svuotato”. Un Progetto Educativo oggi sembra qualcosa di astratto, lontano dalla realtà. Sono altre le priorità.
La Pastorale Giovanile è ritornata ad incontrarsi dall’arrivo di Padre Mac. Abbiamo già fatto un incontro cercando di focalizzare problemi e priorità. Il tema dei giovani/adolescenti è stato inserito tra le 3 priorità per questo anno del Consiglio Pastorale.
Approfittiamo della presenza di Padre Antonio, che ha un ruolo all’interno delle attività pavoniane, per evidenziare alcuni aspetti; ci auguriamo che questa occasione sia l’inizio di un proficuo dialogo:
– ci è sembrato importante evidenziare come sia mancata una programmazione condivisa in questi anni, rispetto in particolare alla figura dell’assistente di oratorio; le scelte fatte non hanno mai tenuto in considerazione un dialogo con i laici impegnati; non c’è mai stato un passaggio di consegne. È mancata la continuità e il progetto, e questo si è sentito molto;
– In una parrocchia come la nostra che ha saputo negli anni “integrare” in particolare la comunità filippina tanto da diventare “esempio” per altre realtà parrocchiali, facciamo fatica in questo con i giovani e gli adolescenti; in questo caso l’integrazione e il coinvolgimento sono molto più complessi
– La volontà di ripartire fa i conti con la presenza dei laici, la mancanza di giovani, le forze e le risorse in campo;
– Vorremmo da ultimo affrontare il tema dell’oratorio estivo, presentando le proposte di formazione degli animatori, valutando quale decisione prendere in merito.

Padre Antonio: grazie per questa serata di condivisione tra noi e per le “provocazioni” fatte. Sicuramente l’integrazione è un’aspetto importante, ma non è facile. Mi sembra di capire che sentite molto il tema degli spazi.
Mariarosa: ci sono due problemi. Uno di continuità educativa, legato in particolare ai cambi imposti dalle esigenze della comunità pavoniana (assistenti oratorio). L’altro è che non abbiamo uno spazio “dedicato” ai ragazzi. Non conosciamo l’economia della Parrocchia (che potrebbe essere quindi il motivo di certe scelte), ma non abbiamo uno spazio, una sala giochi per i ragazzi. Uno spazio di condivisione e di incontro. Secondo il nostro punto di vista questa scelta è fondamentale se vogliamo ri-partire.
Certo, se noi facciamo delle proposte lo spazio viene fuori, ma se non facciamo delle proposte continuative, lo spazio viene messo a reddito, perché ci sono delle economie da far quadrare.
Nella nostra realtà come doposcuola ci sono molti egiziani, bangladesh, egitto. I ragazzi dopo il doposcuola giocano negli spazi dell’oratorio. Non sono i “nostri” ragazzi, sono ragazzi che desiderano un luogo dove giocare.
Edwin: Dalla scuola di quartiere gli italiani sono scappati, perché si trovano da soli. Gli italiani sono minoranza.
Silvia: Lo spazio ex-bar poteva diventare questo spazio, ne avevamo già discusso, ma non è andata così.
I laici che si impegnano sono pochi. Manca la fascia dei giovani, e anche quelli dei 18 anni. Bisogna “ricostruire”. Siamo terreno di missione. A parte la ASD e il Doposcuola, non ci sono altre attività che abbiano una valenza. Manca nei nostri giovani un po’ di voglia di dedicare del tempo di servizio per l’oratorio.
Dobbiamo prenotare gli spazi per le attività di oratorio. Gli spazi sono diventati contesi dai vari gruppi che li sfruttano durante il weekend in particolare.
Dobbiamo essere realisti: il rischio che lo spazio prenotato per l’oratorio rimanga semivuoto c’è, ma se non si comincia non potremo mai invertire la tendenza.
Padre Pietro: la Curia tempo fa chiedeva di segnalare gli spazi non più usati in modo che non rimangano vuoti. Si è visto che lo spazio che avevamo poteva essere disponibile. Ecco quindi che il secondo piano è stato utilizzato. Il problema degli spazi, delle spese delle parrocchie, e di come fare fronte allo svuotamento dei locali parrocchiali è un problema cittadino, di tutte o quasi le parrocchie. Le spese sono ingenti, e bisogna farne fronte.
Si può essere previdenti: sapersi organizzare, e chiedere di riservare gli spazi. Ma dove sono i ragazzi che possono venire? Avevamo 2 catechiste filippine, ora non danno più disponibilità.
Le problematiche sono comuni ad altre realtà: alcune parrocchie di più, altre meno. Si stanno diffondendo le unità pastorali.
Padre Antonio: Ma riusciamo poi a fare tutto come prima? Siamo sicuri di aver bisogno di così tanto? Anche noi abbiamo chiuso un oratorio come pavoniani. Mi hanno chiamato il “becchino”. Cosa dobbiamo lasciare per fare meglio? L’Oratorio va ripensato, gli spazi vanno ripensati.
A quanto ho saputo abbiamo 13 cresime quest’anno. 12 comunioni. È un dato di realtà rispetto ad un tempo, sono numeri davvero minimi. Eppure ci sono 3 adulti che seguono un gruppo di 1 e seconda media. È una cosa bella.
Non possiamo però prendere questo come scusante. Qui abbiamo un problema maggiore. Per troppi anni abbiamo avuto una mancanza di riferimento. Non si può dare la colpa ai ragazzi, alle famiglie. Spesso nel weekend gli spazi vengono usati per feste che vanno un po’ troppo fuori dalle righe (birre, musica ad alto volume, eccetera).
Edwin: Dove sono i filippini? Sono difficili da integrare, anche per noi. Fate fatica voi italiani, figuratevi noi.
Padre Macdonald: ho scritto ad alcuni di questi ragazzi filippini, ho cercato di intercettarli, e ne ho trovati disponibili 3. Sto cercando di convincerli. Molti sono impegnati. Ma dobbiamo trovare delle soluzioni. Quale è la via di uscita? I ragazzi devono prendere delle responsabilità, ma come fare? C’è un gruppo di adolescenti, che si sta formando. Anche qui c’è da lavorare.
Paola: riguardo all’inclusione. I ragazzi filippini sono mediamente scolarizzati, studiano, e alcuni lavorano. E’ un target diverso da quelli che frequentano il doposcuola e vengono dalla scuola maciachini, che si portano dietro molte difficoltà. Cercano nell’oratorio uno spazio dove trascorrere il tempo libero. Questo spazio deve avere una funzione di presidio educativo, disponibile a prescindere da un calendario. Uno spazio ad accesso libero. E’ vero che stiamo attraversando un calo demografico, e un aumento di ragazzi di origine straniera. In questo oratorio si affacciano sempre più ragazzi di origine straniera. Questo spazio deve avere finalità educativa, per trascorrere tempo libero di qualità. Un ping-pong, un biliardino, una figura educativa di riferimento. E’ questa la funzione imprescindibile.
Riguardo agli adolescenti, è un gruppo figlio del covid. Hanno vissuto quegli anni male, chiusi in casa. Siamo riusciti a tenerli un po’ agganciati con l‘oratorio estivo. Ma lo vivono come opportunità per sé e non come servizio. Viene meno l’aspetto dell’organizzazione per aiutare gli altri ragazzi/bambini.
Sul tema della responsabilità, che si sentano più protagonisti, è necessario fare un salto di qualità, anche se dobbiamo perderne qualcuno. C’è sempre il tema degli animatori che spesso non si sono mai visti e arrivano solo con l’oratorio estivo. Questo scardina le dinamiche relazionali, e non funziona. Il suggerimento è che per il prossimo oratorio estivo venga considerato questo aspetto.

Lo spazio ex-bar sarebbe l’ideale per avere un luogo che è destinato ai ragazzi e anche agli adulti. Un salone per l’Oratorio e la Parrocchia. Può diventare accogliente. Diventerebbe il salone-oratorio. Ma quanto tempo dedichiamo poi a questo spazio, come comunità educante? Non c’è il rischio che rimanga vuoto, non utilizzato?
Paolo: Cosa dobbiamo fare per uscire da questo impasse? C’è un lavoro da fare, e non è una cosa che si risolve un attimo
1 – ritrovare una unità di intenti, sia a livello di comunità pavoniana, sia a livello parrocchiale; la divisione procura divisione, non unione; e oggi siamo divisi
2 – ripartire dall’organizzare dei momenti di convivialità insieme; l’esempio dell’incontro con i giovani di Brescia è l’intuizione giusta
3 – riqualificare l’oratorio estivo come momento formativo, educativo, di socialità per i ragazzi
4 – Il consiglio pastorale ha messo il tema degli adolescenti e giovani nelle priorità di questo anno. Questo significa qualcosa, siamo consapevoli, anche se non abbiamo le ricette facili.
Padre Macdonald: Per l’oratorio estivo non potremo avere qualche novizio ad aiutare da parte della Comunità Pavoniana?
Padre Antonio: Riguardo alla provincia italiana ci sono sia gioie che preoccupazioni. Abbiamo 12 religiosi perpetui sotto i 70 anni. Sopra i 70 abbiamo 55-60 religiosi nelle nostre 12 comunità compresa burkina faso. Abbiamo 30-40 giovani in formazione. Per 10-15 anni questi giovani gestivano tutte le nostre comunità. Gli altri non sono più impegnati con i ragazzi. La verità è che non avevamo nessuno da mandare, dovevate fare da soli! Forse ora possiamo pensare a presidiare l’oratorio nei prossimi anni. Abbiamo dei giovani, ora.
Dovremo fare in modo che ci sia un percorso che dura tutto l’anno per gli adolescenti.
Padre Mac: Se devo far presente ai ragazzi le varie iniziative pavoniane, ad esempio sul prezzo molti ragazzi non possono pagare; possiamo anche investire su questi ragazzi? Ci servono anche dei mezzi. Non tutti hanno i soldi anche per pagare la pizza. Come posso aiutare un ragazzo che non se lo può permettere a fare una esperienza bella, come un corso formatori per l’oratorio estivo? Bisogna avere a cuore i ragazzi. Le iniziative possono essere pavoniane ma anche diocesane, non è questo il problema! I nostri ragazzi li coinvolgo anche a fare torte, dolci, iniziative, per avere un tesoretto da usare per i bisogni.
Ci sono famiglie disposte ad aiutare, persone di buona volontà. Ma manca questa attenzione a livello parrocchiale sulle necessità dei ragazzi. Se vogliamo riportare i ragazzi in oratorio, dobbiamo cambiare il nostro sguardo, il modo come guardiamo le cose e ragioniamo. I ragazzi non sono al centro del progetto, adesso, e questo va contro lo spirito pavoniano. Investiamo sui ragazzi, abbiamo comunque fatto un’opera buona.
Padre Andrea: c’è una vampata di entusiasmo nuova, in questo oratorio, mi sembra. Per lungo tempo siamo stati fermi. Sento che sarebbe necessario proseguire con il rinnovato entusiasmo. Ma dobbiamo sbloccare situazioni burocratiche e tecniche, preoccupazioni che fanno argine alle iniziative, con il rischio di far spegnere il tutto. Come fare? Ci vuole da parte nostra come pavoniani, credere maggiormente nella provvidenza, guardare più le possibilità che appaiono. All’inizio le cose sono rischiose, ma se c’è volontà di fare, bisogna dare spazio. Anche il CPP potrebbe avere un ruolo di maggiore protagonismo.
Paola: non ci interessa conoscere i dettagli, ma vorremmo capire se davvero siamo in una situazione di difficoltà economiche così rilevanti da dover compromettere l’uso degli spazi. Siamo consapevoli che la Parrocchia è anche un qualcosa da gestire, da far funzionare, e che bisogna quadrare i conti. Il peso di tutto questo è addosso a Padre Giorgio, di questo ne siamo consapevoli.
Padre Pietro: la commissione affari economici a cui partecipo, solleva problematiche grosse: caldaia, riscaldamento, teatro. Ci sono davvero molte problematiche.
Mariarosa: Le attività all’interno dell’oratorio estivo dello scorso anno sono state autofinanziate. Anche la camminata pavoniana è stata autofinanziata. Esisteva un tempo una cassa dell’oratorio, che era utile. Non tutti hanno bisogno, e non si deve non far pagare sempre ai ragazzi. Ma avere la possibilità di venire incontro, al caso, questo si. Per attirare i ragazzi dobbiamo avere degli strumenti per poterlo fare.
La parrocchia deve però finanziare la formazione degli educatori. C’è un progetto FOM da cogliere, che ha un costo, ed è diviso in 5 moduli. Il costo fino a 50 ragazzi è 130 euro, per 2 euro di formazione.
Padre Antonio: Una volta potevamo fare molte cose, molte attività; oggi non possiamo più fare così, dobbiamo “lasciare” delle cose, non siamo più in grado di gestirle. A Brescia abbiamo rilanciato l’oratorio chiudendo il teatro. Il teatro è una spesa molto grande. Bisogna fare delle scelte, il costo del teatro è enorme! Lo stesso problema avete a Milano, ma non è risolto, anzi è un costo e non un utile.
Ma è davvero così impensabile che la Comunità possa aiutare? C’è un carico enorme addosso alla Parrocchia, e al suo parroco riguardante le preoccupazioni del parroco. A brescia il teatro parrocchiale l’ha preso l’università, e la parrocchia riceve un affitto.
Nada: come è adesso il teatro non si può usare. Mancano delle autorizzazioni burocratiche.
Padre Mac: C’è un aiuto, una sussidiarietà tra la comunità pavoniana e la parrocchia. I fratelli sono disponibili, sono favorevoli. Siamo in sintonia ma dobbiamo migliorare. Ci sono delle attenzioni per la parrocchia. A volte basterebbe chiedere, ci vuole maggiore sinergia. Servirebbe capire quali sono i tempi di utilizzo. Manca un dialogo reciproco per trovare soluzioni. Nel CPP è comunque sempre presente Padre Gildo Bandolini, superiore della comunità.

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